Attività promosse dalla Sen. Elena Cattaneo in Senato
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“Budget certi alla ricerca, troppi cambi di governo” – Da Il Mattino del 21 dicembre 2019

Mariagiovanna Capone intervista su Il Mattino la senatrice Cattaneo, sui problemi strutturali di mancanza di fondi per la ricerca pubblica in Italia e in particolare in merito alle possibili [formalizzate alcuni giorni dopo, il 25 dicembre; NdR] dimissioni del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, a seguito del mancato accoglimento della sua richiesta di un budget aggiuntivo di 3 miliardi per il proprio ministero in sede di legge di Bilancio.

Ecco l’intervista di Mariagiovanna Capone ad Elena Cattaneo.

Senatrice Cattaneo, considerava equa la richiesta di tre miliardi per il Miur?
Al ministro Fioramonti va riconosciuto il merito di aver restituito al dibattito pubblico un tema da sempre (e a torto) considerato appannaggio di “addetti ai lavori” e che invece è quanto mai politico: la necessità di cambiare l’ordine di grandezza dei finanziamenti alla ricerca pubblica e alle libere idee e di un budget pluriennale stabile che resista ai cambi di governo e alle ristrettezze di un quadro finanziario “limitato e limitante”. Da scienziata e da senatrice interpreto la richiesta del ministro Fioramonti come una  cruciale missione di legislatura da dispiegarsi contestualmente ad una sistematica raccolta di dati su  come e chi finanzia la ricerca, a cui tutta la comunità scientifica deve essere chiamata a partecipare, così da chiarire con il più ampio margine di analiticità disponibile le priorità,  i metodi e le procedure per l’assegnazione del denaro pubblico, gli ambiti di intervento, le correzioni possibili, i risultati attesi.

I mancati finanziamenti tuttavia mostrano un governo che non crede alla ricerca come necessaria, se non fondamentale, per lo sviluppo del Paese.
L’unico vero modo per investire in ricerca è la messa in competizione delle idee attraverso i bandi pubblici, dove i progetti migliori, anche dei giovani, possano emergere, giudicati da comitati e istituzioni terze, trasparenti e competenti, unicamente per il loro valore. Ma nel nostro paese, da decenni, non esiste una politica strutturale che assicuri puntualità e garanzia di bandi e finanziamenti. Eppure con fondi appena sufficienti, i nostri ricercatori continuano a produrre risultati importanti perché abbiamo una eccellenza diffusa in enti e università su tutto il territorio. Un’incoerenza che mi colpisce è che la politica chiede agli studiosi “di non fuggire all’estero”, ma poi finisce con l’incoraggiarne l’allontanamento con leggi – ancor prima che risorse – che frustrano la libertà e la dignità del ricercatore. Si pensi ai divieti ipocriti della legge 40, al boicottaggio dell’innovazione genetica in agricoltura, alle restrizioni – uniche in Europa – in tema di sperimentazione animale. Ma anche a modalità di assegnazione delle risorse in modo non competitivo: un danno alla ricerca e ai cittadini.

Appunto per questi comportamenti miopi e per questo miliardo non ottenuto, mondo accademico e comunità scientifica temono che ora questi giovani ricercatori possano andare via, verso Paesi che invece investono nella ricerca.
Quello che si può fare è lavorare ogni giorno alla identificazione di nuove poste di bilancio da dedicare alla ricerca e assicurarsi che quelle esistenti siano accessibili in via competitiva a tutti i ricercatori del Paese. Con questa prospettiva è nato l’emendamento da me proposto alla legge di Bilancio che apre strutturalmente e in via maggioritaria le infrastrutture della Fondazione Human Technopole di Milano, beneficiaria di 140 milioni di euro l’anno per sempre, a tutti i ricercatori di Università, enti pubblici e ospedali di ricerca (IRCCS) italiani. Un tale grado di apertura è una novità assoluta.

Circa 25 milioni di euro sono stati stanziati per l’istituzione dell’Agenzia per la ricerca, ma non è chiaro se aiuterà con una gestione più meritocratica dei fondi.

Il governo ha dato un segnale importante su un tema rimasto inevaso da decenni. Ma il lavoro non si esaurisce certo con la sua istituzione. Con lo Statuto e i regolamenti bisognerà definirne meglio la funzione quale ente indipendente chiamato a gestire bandi in tempi certi e noti, su tutte le discipline, e valutare i progetti, senza discriminare nessuno.  Ora, il timore è che sia stata chiamata agenzia per la ricerca una cosa che in realtà non lo è.

C’è chi teme possa esserci una impronta troppo politica nelle nomine del direttivo, e non è ben chiaro il comitato scientifico come sarà selezionato.

La legge di Bilancio, così come approvata in Senato, prevede già un comitato scientifico di cinque membri, scelti tra 25 nominativi selezionati da parte di una Commissione di valutazione esterna. In ogni caso su questo tema, come sulle modalità con cui si realizzerà in concreto la necessaria apertura di HT ai ricercatori pubblici del Paese, bisognerà impegnarsi ancora a fondo e per il beneficio di tutti.