Attività promosse dalla Sen. Elena Cattaneo in Senato
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Carne coltivata, le bugie del governo – Da Repubblica del 6 novembre 2023

Sul quotidiano “Repubblica” di lunedì 6 novembre, in occasione dell’inizio della discussione alla Camera del disegno di legge sulla carne coltivata (già approvato in luglio dal Senato), la Senatrice Cattaneo evidenzia come il governo italiano abbia ritirato la notifica del testo di legge presentata alla Commissione europea, per probabile timore di una bocciatura.

Caro Direttore, ci sono molti motivi per non approvare il disegno di legge che renderà l’Italia il primo Paese al mondo a vietare i prodotti a base di carne coltivata. Approvata in Senato nel luglio scorso ed ora in procinto di essere votata dalla Camera, è una legge-manifesto dalla doppia inutilità, come ho già avuto modo di sottolineare, in grado solo di mortificare per l’ennesima volta l’iniziativa economica e scientifica del nostro Paese, e di relegare, anche per questi prodotti, gli italiani a un mero mercato di consumatori finali. I suoi sostenitori, governo e Coldiretti in testa, sostengono che servirebbe a tutelare il made in Italy e la salute dei consumatori.

Ma non serve una legge per vietare prodotti che in Europa, di fatto, sono già vietati, poiché nessuna richiesta di autorizzazione per il consumo è ancora stata presentata alla Commissione europea. E non servirebbe nemmeno nel momento in cui l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) valutasse sicuri tali prodotti (come già fatto dall’omologa Agenzia americana) e la Commissione li autorizzasse, poiché l’Italia non potrebbe proibirne l’importazione da altri Stati d’Europa. Se questi argomenti – condivisi da pressoché da chiunque, esperto o no, si sia approcciato al tema con un minimo di razionalità – non hanno fatto breccia in Parlamento, di recente è emerso un aspetto che potrebbe far sì che la futura legge, oltre alle criticità già evidenziate, possa vantare anche il primato di essere il paradigma istituzionale di una miope furbizia burocratica, prossima alla menzogna, che il governo del Paese utilizza nei rapporti con l’Unione Europea. Vediamo perché.

Lo scorso 14 ottobre, un articolo del Foglio ha rivelato come il disegno di legge in questione fosse stato notificato alla Commissione europea (come avviene per le norme tecniche in grado di impattare sul mercato interno) dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), ma la notifica sia stata poi ritirata dallo stesso Mimit su impulso del ministero della Sovranità alimentare (Masaf) – il cui nuovo Capo di Gabinetto, fino allo scorso settembre, era Capo area Legislativo e Relazioni istituzionali di Coldiretti. Il Masaf ha motivato al Mimit la revoca della notifica con la necessità di “un approfondimento delle tematiche oggetto del disegno di legge, alla luce della discussione parlamentare in corso e delle modifiche che il testo potrebbe subire”.
Eppure, il Masaf, nel richiedere il 9 ottobre 2023 un ritiro della notifica per rispetto dei lavori parlamentari, non poteva essere all’oscuro che, nella seduta di quattro giorni prima, le Commissioni XII e XIII della Camera avevano bocciato tutti gli emendamenti presentati e avevano mantenuto il testo tal quale a quello uscito dal Senato: nessuna prospettiva di modifica era all’orizzonte.
Che “l’approfondimento delle tematiche” del disegno di legge e delle potenziali “modifiche” fosse solo fumo negli occhi per i funzionari dell’Unione, un espediente burocratico per evitare una bocciatura preventiva da parte della Commissione europea, appare evidente dalle parole dello stesso ministro Lollobrigida che, interrogato sulla questione, nel question time alla Camera del 25 ottobre scorso confermava l’intenzione del governo di procedere senza esitazioni verso la votazione del testo di legge. E infatti, la Camera lo discuterà in Aula oggi, 6 novembre.

Ma, si obietterà, la legge potrà essere comunque valutata dalla Commissione europea dopo la sua approvazione e, nel caso, essere causa di procedura d’infrazione finché l’Italia non la corregga o la elimini. Tutto vero, ma la grande differenza è che passeranno mesi, se non anni, perché la legge Made in Coldiretti (principale e orgoglioso ideatore e sponsor dell’iniziativa) sia eliminata dall’ordinamento giuridico. Un tempo più che sufficiente perché il battage mediatico-culturale faccia il suo corso, e perché lobbysti e pubblicitari possano ingannare l’opinione pubblica su chissà quale conquista e protezione del made-in-Italy autarchico-gastronomico-culturale, nulla interessando ai legislatori e agli (incolpevoli) cittadini della realtà delle cose.

In coloro che hanno penato per denunciare l’insensatezza di questa vicenda rimarrà il senso di frustrazione di veder esporre scientemente l’Italia ad una sonora bocciatura in sede europea proprio su un testo di legge che, fin dai suoi princìpi, va in direzione contraria all’innovazione e alla ricerca. Esattamente quella cultura antiscientifica che la moral suasion del Quirinale aveva scongiurato all’ultimo istante nel caso del disegno di legge che stava promuovendo, con la pressoché unanimità del Parlamento, l’esoterismo biodinamico.

A meno di novità, da domani l’Italia potrà “vantarsi” di essere il primo stato al mondo a vietare la carne coltivata. Resterà invece solo un Paese in bilico tra scienza e superstizione, pronto a rinnegare la prima, per lucrare un po’ di consenso su paure alimentate da menzogne.

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