Partendo dal ricordo di Piero Angela, Elena Cattaneo, nel suo editoriale su D di sabato 15 ottobre, ricorda l’importanza dell’investimento pubblico in ricerca e la Strategia italiana per la ricerca fondamentale, documento approvato negli ultimi giorni del governo Draghi, che la senatrice auspica possa essere ripreso e fatto proprio dal nuovo governo.
Ecco l’editoriale della senatrice Cattaneo:
L’estate da poco trascorsa è stata segnata, il 13 agosto, dalla scomparsa di Piero Angela, giornalista e divulgatore scientifico che per decenni ha raccontato a generazioni di italiani la meraviglia della scienza e il fascino della scoperta. Lo scorso 7 settembre, alla ripresa dei lavori del Senato, ho chiesto di poterlo commemorare in Aula, ricordando questo suo immenso lavoro; l’ho fatto perché credo che spetti innanzitutto al Parlamento riprendere l’invito, presente nel suo “testamento spirituale”, a “fare la propria parte”. Una parte che, per la politica, ritengo debba consistere nell’alimentare con attenzione, leggi, meccanismi e risorse adeguate la conoscenza e il capitale cognitivo di questo difficile Paese.
Da pochi giorni si è insediato il nuovo Parlamento; mentre scrivo non si conosce ancora l’esatta composizione dell’esecutivo, ma qualunque essa sia, in tema di ricerca pubblica esistono solide politiche da realizzare. Mi riferisco in particolare alla Strategia italiana in materia di ricerca fondamentale, elaborata tra marzo e luglio 2022 da esperti indipendenti riuniti in un Tavolo tecnico istituito dal Ministero dell’Università e Ricerca.
Gli esperti hanno sviluppato una serie di proposte organiche, tra cui quella di stabilizzare la spesa pubblica per ricerca e sviluppo ad almeno lo 0,7% del PIL, in modo da integrare e non disperdere gli investimenti avviati con i progetti del Pnrr (i cui fondi saranno disponibili solo fino al 2026), ma anche quella di aumentare i fondi destinati ai Progetti di rilevante interesse nazionale (Prin) per la ricerca di base. La spesa totale che si ipotizza è di circa 2,8 miliardi nell’arco dei prossimi 5 anni. Inoltre, la strategia contiene indicazioni preziose per improntare a una maggiore apertura e trasparenza i processi di valutazione, la scelta dei progetti di ricerca pubblica da finanziare attraverso meccanismi competitivi, e quindi il loro finanziamento e gestione.
Purtroppo, quasi contestualmente alla pubblicazione del documento, si è aperta la crisi che ha portato alla caduta del governo Draghi: anche per questo motivo, le misure proposte non hanno potuto trovare applicazione. Tuttavia la speranza è che la nuova maggioranza, in accordo con l’opposizione, voglia e sappia perseguire una strategia che resta a disposizione – ed è patrimonio “chiavi in mano” – delle istituzioni del Paese.
Nei programmi elettorali che ci hanno accompagnati al voto, le politiche per la ricerca hanno trovato meno spazio di quello che ci si sarebbe aspettato, tanto più dopo gli ultimi due anni di pandemia. Eppure, resto convinta che la valorizzazione della ricerca, con un focus particolare su quella di base, e il potenziamento di istruzione e formazione debbano rimanere impegni irrinunciabili e trasversali alle sensibilità di ogni partito e gruppo parlamentare. Sarebbe compito di ogni governo responsabile, qualunque sia la sua composizione, spiegarne i vantaggi ai cittadini, con uno slancio temporale che vada oltre i prossimi cicli elettorali.
Concludo richiamando, come già fatto in Senato, un passo di “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar in cui l’imperatore afferma: “fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”. L’investimento in ricerca è una leva indispensabile per garantire al nostro Paese (a ogni Paese) riserve spirituali, cognitive e materiali contro un ‘inverno della ragione’ che, nostro malgrado, ci troviamo sempre più spesso ad affrontare.
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